lunedì 23 dicembre 2013

Ricongiungimento parziale

L'antivigilia di Natale, un sole illumina le facciate dei palazzi e, in lontananza, dalla mia finestra, il profilo del vertiginoso Lechbrucke. Un regalo sta per arrivare, in modalità espresso, senza pacchetto o fiocchetti, senza bigliettini e senza fronzoli, senza cartoline e senza carte da stracciare. Per mezzo Lufthansa, via Ancona-Monaco di Baviera, sta per arrivare mio fratello.

Faccio un breve punto della situazione -come mio solito-, calendario alla mano, e rimango sorpreso nel constatare di aver da poco superato la metà del mio soggiorno qua ad Augsburg. Poco più di due mesi e mezzo -quasi tre- contro i cinque mesi di durata effettiva della mia borsa di studio. Il tempo sembra essere volato, trascorso "a passo di java" -per citare De André-, e mi sembra ieri di essere arrivato ad Augusta trascinandomi dietro la mia valigia, questo computer su cui sto scrivendo e poche altre cose, in una nebbiosa e umida domenica mattina, silenziosa e grigia. Ma oggi è lunedì e splende il sole.

Ho superato la metà del mio soggiorno e mio fratello sta per venirmi a trovare. Dopo quasi tre mesi potrò ristabilire un contatto con una parte della mia famiglia, io che, per ostinazione e un pizzico di caparbia testardaggine, mi sono impuntato per trascorrere un Natale tedesco, solitario, a modo mio, lontano da quella città, da quel paese che, solo oggi, se ci penso bene, un po' di rabbiosa nostalgia me la fa salire. E non so neppure il perché della scelta che ho compiuto. Forse era la paura di tornare, e l'impossibilità, poi, di ripartire per tornare in Germania. Sembra strano ma potrebbe essere così. O molto probabilmente il desiderio di non voler accorciare questo mio soggiorno. Che sia la voglia di libertà a muovere le mie gambe e i miei pensieri, contro gli affetti della mia terra, delle mie Marche?

Se ci penso bene, ora che sono quasi tre mesi, e che mancano poco più di due mesi al mio ritorno, già sento la mancanza di Augsburg. Già la sento la nostalgia di questa terra e di questi volti, della lingua, del difficile tedesco che riempie le strade e i vicoli, e le piazze e i locali, in un quadro che poco ha a che vedere con quello che ho lasciato dietro, in Italia. A casa. E i volti degli amici, che mi mancano, che mi mancheranno e che già mi mancano.

E in mezzo a sentimenti confusi e contraddittori, forse scaturiti da quest'aria natalizia, di una cosa però sono certo. Sono felice; sono felice perché fra poche ore potrò ricongiungermi con mio fratello e abbracciare quel legame di sangue, quel solido e indistruttibile ponte, gettato fra me e la mia terra.


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