giovedì 14 novembre 2013

Un ironico "mi scusi"

Quando lo sento, o quando lo uso, il più delle volte in luoghi pubblici verso estranei mentre altri estranei si trovano attorno a me, l'entschuldigung tedesco mi lascia sempre un po' perplesso. Molto probabilmente il mio presentimento viene dal trovarmi di fronte ad un parola chilometrica rispetto al microscopico "scusa" o al più formale "mi scusi" o, ancora, all'unico "scusami" della lingua italiana.
L'entschuldigung è massiccio, formale, di per sé impronunciabile di fronte all'esigenza di comunicare venia o compartecipazione immediata a qualcosa di spiacevole.
Inoltre, per quella sua possenza morfologica che riempie la bocca, non posso non tradurlo nel più formale "mi scusi" italiano, anche quando lo uso verso coetanei o ragazzi tedeschi in cui mi imbatto, letteralmente, in giro per la Germania.

Questa mattina, ad esempio, mentre stavo camminando-a-passo-svelto verso la lezione, mi è capitato di inserirmi tra due ragazze che stavano andando assieme ad una stessa lezione, come me, a passo sostenuto ma, a differenza di me, con un'andatura più rilassata, quasi ciondolante. Inavvertitamente, nella normale azione della deambulazione veloce, e a causa dello scarso spazio che ci separava, tocco con la punta del mio anfibio il tallone calzato della bionda tedesca che mi precede. Fulmineo faccio partire un sentitissimo entschuldigung. Ma, sorte tiranna, non faccio in tempo a fare che pochi passi, quando, il mio piede colpisce un'altra volta il suo tallone. Parte così il mio secondo, ma non per questo meno sentito, entschuldigung.
Pressoché contemporaneamente, la seconda ragazza, alle mie spalle, urta il tallone del mio anfibio con la sua scarpa, lasciandosi andare un chiaro entschuldigung.

Sono rimasto perplesso, un tantino interdetto e anche un po' rincresciuto da una situazione così veloce, svoltasi nell'atto di un paio di secondi, non uno di più.
Pochi secondi pieni di un succedersi di entschuldigung, chiusi da uno più ironico, quasi suggello di una situazione forse non proprio accidentale.
Non posso dunque non tradurre, quell'ultimo entschuldigung, se non che con un ironico, quanto dubbiamente sentito, "mi scusi".

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