lunedì 11 novembre 2013

Chi parte porta vuoto

È venuta a trovarmi la mia ragazza, è stata con me un fine settimana intero, da sabato a lunedì. È ripartita questa mattina, verso l'ora di pranzo; non si è lasciata niente dietro se non una vaga freschezza ilare che subito non tarda a svanire, appesantita, dalla coltre spessa di un cielo insolitamente grigio; greve persino per la Germania.

È venuta con i suoi genitori che hanno preso un albergo a Monaco. Sabato sera abbiamo visitato Augsburg e cenato in un tipico locale bavarese. Domenica abbiamo visitato Monaco sotto la pioggia; con l'amaro in bocca ma con la soddisfazione di poter dire: "abbiamo visto la capitale della Baviera".
Oggi, dopo un breve giro in centro è ripartita in anticipo, per colpa del maltempo che è stato previsto nel sud, verso il Brennero e, ancora, verso le Marche, in Italia.
Un piccolo imprevisto, nient'altro, che l'ha fatta partire con un paio d'ore di anticipo. Però ho perso un'ora; un'ora in cui avrei potuto dire tante altre cose che si erano condensate in quest'ultimo mese, un lasso di tempo in cui non sono mai riuscito a sentire la sua voce se non attraverso qualche registrazione che ci siamo inviati.

Forse tante cose non dette, tante cose che avevo ancora da dire rendono la giornata pesante e gravida di una disarmante fiacchezza; il tempo che non basta mai per fare tutto ciò che si vuole viene speso per dire quello che si sarebbe potuto fare, un dannatissimo senno di poi che ti pende sulla testa come un'affilata spada di Damocle.

Proiettato nel passato ti viene il dubbio se non fosse stato meglio che il piccolo incontro, seppur breve, non fosse mai avvenuto. Proprio mentre il tuo viaggio prosegue in direzione opposta al suo, resta un piccolo senso di vuoto che sai verrà colmato con il passare del tempo, come è successo e come succederà ancora, infinite volte oltre a questa che non è che una piccola e breve attesa, però...

...però rimane il vuoto di un cielo grigio, quasi bianco che ti ferisce gli occhi peggio dei raggi del sole in una stanza in cui avevi vissuto da solo per lunghi giorni prima del suo arrivo e che ora, dopo la sua partenza, diventa improvvisamente ancora più grande, senza una persona che l'aveva riempita con i suoi sorrisi e con tanti piccoli oggetti che ora si è riportata via.

Ci si abitua a tutto. Questa mia esperienza ERASMUS ne dovrebbe essere una prova indiscutibile; Ma al vuoto, a quello è difficile abituarsi così, su due piedi.

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