mercoledì 25 settembre 2013

Un po(st) di scartoffie

Sopravvivere alla burocrazia sembra facile quando la osservi da fuori ma esserne trascinato dentro è tutt'altro che piacevole. Bene o male i siti e gli uffici preposti all'internazionalizzazione sono il più delle volte attrezzati (quasi) a tutto.
Nello spazio dedicato al CRI (Centro Rapporti Internazionali) del mio ateneo, ad esempio, si può trovare una sezione contenente uno "step-by-step": una sintesi puntuale di passi e di consigli da seguire per riuscire a organizzare la didattica prima della partenza. Ovviamente consigli è un modo alquanto bislacco per dire: obblighi, spiegato con una perifrasi è qualcosa di simile a: "se non fai quanto segue rimani a casina".
Tutto ruota attorno alle scartoffie e alle cartacce da compilare per riuscire a far girare i pesanti ingranaggi del sistema.

Circa 15 giorni prima della partenza bisogna comunicare per via telematica (nel caso della mia università) la data -ipotetica- in cui si ha intenzione di partire. Si riceve una mail di conferma in cui si troverà allegato il Contratto di mobilità che deve essere stampato e firmato in triplice copia (fatto?! bene ora mettetelo da parte).
Oltre alle tre copie di uno stesso documento che devi mettere in una stessa cartellina da consegnare a una sola persona (...?...), bisogna procurarsi:
  1. Copia del pagamento della prima rata d'iscrizione (in grassetto e in caps lock segue l'avviso di non pagare le tasse presso la sede straniera... ma ovviamente credono che a me piaccia pagare due volte uno stesso servizio);
  2. Modulo dati bancari, su cui accrediteranno la borsa (si incomincia a parlare di denaro -$£€- finalmente... anche se le cifre che concede mamma Europa non ti fanno sentire Rockefeller, mettiamola così);
  3. Il Learning Agreement (non puoi dire odiare la burocrazia se prima non hai provato a stilarne uno);
  4. letteralmente: "n.1 fototessera" (tanto per andare sino al fotografo o alla macchina automatizzata e spendere 5€ per un servizio di 8 foto -sette delle quali inutili- tanto per dare uno straccio di dignità a un documento -la Cartellina dello studente Erasmus- che, fondamentalmente, non serve a molto -a me non lo hanno nemmeno dato perché non c'era il coordinatore del CRI... mi auguro che almeno fosse andato in ferie).
Fatto questo riceverai: un contratto di mobilità, un certificato di studente Erasmus, "Modello inizio fine soggiorno", sintesi di certificati per il rientro e dei recapiti utili.
Tralasciando il fatto che non mi hanno dato la cartellina e che, a parte le coordinate IBAN per ricevere soldi che incomincerò a vedere fra 45 giorni, ho dovuto scavare dietro una serie di paternali e consigli di varia natura in formato digitale e cartaceo ottenendo un'utile lista di recapiti che non userò mai, o moduli per il rientro dal periodo all'estero infilzati dietro ogni link del sito; rimango stupito di quanto la burocrazia funzioni male.
Perché mi parlano già di una relazione OBBLIGATORIA (dove OBBLIGATORIA vuol dire proprio OBBLIGATORIA) da stilare prima del rientro quando ancora devo partire? Perché una sintesi che mi parla dei "crediti minimi" da conseguire all'estero, dopo la compilazione del piano di studio?
Mi domando: ma Erasmo da Rotterdam, cui il progetto deve il suo nome, o Le Corbusier, tanto per tirare in ballo anche lui, che hanno girato in lungo e in largo l'Europa quando questa praticamente non esisteva, le hanno compilate tutte queste cartacce?

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